Grazie a Marina Bogdanovic del blog Madamoiselle Marina e al suo Sartù di riso, la sfida MTChallenge del mese di aprile ha come sfondo la cucina di corte della Napoli settecentesca.
Per il riso:
450 g di riso
100 g di burro
9 dl di acqua
100 g di parmigiano
150 g di carne macinata
50 g di pane raffermo
20 g di funghi porcini secchi
150 g di burro
150 g di piselli sbucciati
150 g di mozzarella fiordilatte
Per la salsa alla burrata:
30 g di burro
30 g di farina
Strana la storia di questo piatto.
Per i napoletani il riso era e resta cibo per i malati. Ma il sartú fa eccezione.
Per i napoletani il riso era e resta cibo per i malati. Ma il sartú fa eccezione.
E’ un timballo di riso, sontuosamente ottocentesco, ricco, opulento,
ghiotto, barocco, perfetto per le grandi occasioni, con una ricchissima
farcitura; un piatto che può ben figurare al posto di un timballo di pasta
sulla tavola delle feste e di tutte le grandi occasioni.
Il
riso fu importato a Napoli per la prima volta alla fine del XIV, dalla Spagna,
nelle stive delle navi degli Aragonesi. Purtroppo non ebbe molto successo,
tanto da esser definito “sciacquapanza”, ovvero cibo povero, poco gustoso. Veniva
utilizzato più che altro come medicamento dai medici salernitani, che lo
prescrivevano in bianco in caso di malattie intestinali o gastriche (in quel
periodo c’erano epidemie di colera).
Artefici
del suo ritorno sulle tavole come pietanza furono invece i Francesi, per il
tramite dei loro cuochi, i famosi “monzú” (storpiatura della parola monsieur) chiamati a Napoli dalla regina Maria Carolina,
al tempo (1768) delle proprie nozze con Ferdinando IV Borbone-Napoli, per
migliorare la cucina napoletana ritenuta troppo semplice, se non addirittura
povera. Ma i napoletani non apprezzarono molto le sofisticate ricette della
cucina francese, che definivano “zòza” (storpiatura di “sauce”), con la sola
eccezione che fu per il sartú di riso: partito dalle cucine regali dove i monzú
lo prepararono per la corte borbonica, approdò in quelle familiari diventando
velocemente un trionfo della cucina napoletana.
Sia i
nobili che i poveri napoletani gradivano la nuova “versione” del riso.
Il
nome francese “sour-tout” ("soprattutto"),
ben presto fu riadattato in “sartù” e furono apportate correzioni di tipico gusto partenopeo, con l’aggiunta del sugo di
pomodoro, delle melanzane fritte, dei piselli e delle polpettine, tutti i
prodotti in uso nella cucina napoletana.
Da allora è diventato uno dei piatti più importanti e ricchi della
sua tradizione culinaria e, come per tutti i piatti della tradizione, ne
esistono numerose varianti. Si può considerare una
ricetta aperta, nel senso che il sartù si può preparare come meglio si
crede, partendo dalla base di riso: rossa, con il pomodoro o bianca senza.
Nel 1965 Jeanne Caròla Francesconi scrive
“La cucina Napoletana” in cui codifica l’antica cucina aristocratica napoletana
e il sartù in bianco, che viene descritto come piatto in cui “il riso è esaltato
e reso più nobile dall’aggiunta di ingredienti saporiti”.
Oggi si è generalmente molto semplificato,
e viene preparato con riso lessato e poi condito in modo meno ricco e generoso
di quanto non fosse una volta.
Quello che si preparava a casa mia, da mia
nonna prima e da mia madre poi, era
rigorosamente bianco. Anzi, sontuosamente bianco, ostinatamente in bianco, a dispetto di una cucina che contemplava il pomodoro dappertutto.
SARTU' DI RISO CON SALSA ALLA BURRATA
prezzemolo tritato
Sale, pepe
2 uova
Per le polpettine:
1 uovo
1 cucchiaio di parmigiano
sale, pepe, prezzemolo
olio per friggere
Per il ripieno:
1 pezzetto di cipolla tritata
1 bicchiere di vino bianco
Sale, pepe
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
2 cucchiai rasi di farina
prezzemolo
2 uova sode
Per la salsa alla burrata:
½ litro di latte fresco intero
1 burrata
sale
PROCEDIMENTO.
Mettete
in ammollo per un’ora i funghi secchi in acqua bollente.
Preparate
le polpettine mescolando tutti gli ingredienti. Devono essere molto piccole.
Friggetele in abbondante olio bollente e tenetele da parte.
Mettete
in una casseruola la cipolla con 50
g di olio extravergine, e lasciate cuocere a fuoco lento
finché non si colora.
Aggiungete
il vino, in due o tre riprese e lasciatelo evaporare.Unite
i piselli, il concentrato di pomodoro e, dopo un quarto d’ora, la farina
impastata con 75 g
di burro. Dopo avere mescolato per un minuto, allungate con qualche mestolo di
acqua o brodo, continuando a mescolare sino a ottenere una salsa liscia.
Aggiungete
i funghi e lasciate cuocere ancora un quarto d’ora, unendo le polpettine cinque
minuti prima di spegnere il fuoco.
La
salsa dovrà risultare piuttosto densa.
Mettete
in una pentola il riso, l’acqua
fredda, 100 g
di burro, sale e pepe, coprire il recipiente e da quando prende il bollore fate
cuocere esattamente 15 minuti, senza rigirare né scoprire.
Al
termine della cottura lasciare intiepidire il riso e poi aggiungere le uova sbattute,
il prezzemolo tritato, il parmigiano, regolate di sale se necessario e
mescolare bene.
Imburrate
e impanate bene uno stampo di 20
cm di diametro e circa 15 cm di altezza. Mettervi metà del riso, facendolo aderire bene alle
pareti a al fondo dello stampo e lasciando al centro un buco largo e profondo.
Inserire
nel buco la metà delle fettine di mozzarella, la metà delle uova sode, la metà
della salsa con le polpettine e coprite con uno strato sottile di riso. Poi
completate con gli ingredienti rimasti e ricoprite con il resto del riso,
compattandolo per bene. Cospargetelo con pangrattato e con fiocchetti di burro.
Cuocete
in forno statico e preriscaldato a 180° per 40 minuti circa (la superficie
dovrà essere ben dorata). Togliete dal forno il Sartù e lasciatelo riposare
dentro lo stampo per almeno 15/20 minuti prima di sformarlo.
Intanto preparate la bechamel.
Fondete il burro in una casseruola, unite la farina e il latte tiepido. Portate ad ebollizione per due/tre minuti. A fuoco spento aggiungete la burrata sfilacciata a mano. Girate per amalgamare ma non fatela sciogliere.
Capovolgete il sartù sul piatto di servizio, lasciatelo intiepidire ulteriormente e decoratelo con i piselli e qualche fetta di uovo sodo tenuto da parte.
Intanto preparate la bechamel.
Fondete il burro in una casseruola, unite la farina e il latte tiepido. Portate ad ebollizione per due/tre minuti. A fuoco spento aggiungete la burrata sfilacciata a mano. Girate per amalgamare ma non fatela sciogliere.
Capovolgete il sartù sul piatto di servizio, lasciatelo intiepidire ulteriormente e decoratelo con i piselli e qualche fetta di uovo sodo tenuto da parte.
Fate le fette in tavola, utilizzando un coltello a lama liscia ben
affilato, mettete nei piatti e condite con qualche cucchiaiata della salsa alla
burrata.
Complimenti ! È un sartu' tradizionale con questa salsa ricchissima che non solo l'accompagna ma lo condisce anche...brava 😊
RispondiEliminaSull'innovazione ci devo lavorare...
EliminaGrazie.😊
Bellissima proposta brava!
RispondiEliminaGrazie.😊
Eliminaeri una delle osservate speciali, in questa sfida.. e diciamo che per quanto lo osservi, questo sartu', non riesco a trovargli mezzo difetto. A parte il nonn potermelo mangiare per cena. Sontuoso, elegante, abbondante e raffinatissimo. Brava, brava, brava!
RispondiEliminaOsservata speciale sta per "questa cialtrona la buttiamo fuori?" 😂
EliminaGrazie.😊