Il cibo nutre. Il corpo e i ricordi.
Il cibo è ritualità, il cibo è sostanza.
Almeno per me.
Da quando partono ricordi, c'è sempre stata una cucina nella mia vita. Quella della casa dove sono nata sulla collina di Posillipo a Napoli, con il mare davanti, dove passavo le giornate con mia madre; quella della casa in campagna di mia nonna, grande e affollata di zie e cugini, dove trascorrevo parte dell'estate e sempre il Natale; la mia, dove ho cresciuto figlie, compilato registri, corretto compiti, cucinato, accudito e dove ancora oggi tutti noi ci ritroviamo.
È in questo luogo, deputato alla preparazione del cibo e alla sua fruizione, che si celebra la ritualità della vita. Per ognuno di noi c'è o c'è stato un cibo speciale.
Da quando partono ricordi, c'è sempre stata una cucina nella mia vita. Quella della casa dove sono nata sulla collina di Posillipo a Napoli, con il mare davanti, dove passavo le giornate con mia madre; quella della casa in campagna di mia nonna, grande e affollata di zie e cugini, dove trascorrevo parte dell'estate e sempre il Natale; la mia, dove ho cresciuto figlie, compilato registri, corretto compiti, cucinato, accudito e dove ancora oggi tutti noi ci ritroviamo.
È in questo luogo, deputato alla preparazione del cibo e alla sua fruizione, che si celebra la ritualità della vita. Per ognuno di noi c'è o c'è stato un cibo speciale.
Perché alla fine il cibo è un affare serio.
Perché ci parla di ricordi, di situazioni, di persone, di affetti.
Nella Giornata Nazionale dedicata a Montalbano da Il Calendario del Cibo italiano prendo ad esempio questo personaggio per spiegare meglio il mio pensiero.
Per Montalbano il legame con il cibo è quasi una dipendenza, un legame viscerale con le sue tradizioni, con la sua terra, con la sua cultura, che supera qualsiasi altra forma di passione. Anche quella amorosa.
La passione per il cibo in Montalbano è un elemento molto forte, il cibo è generatore di amore, è mezzo di unione alla vita, alla terra, alla cultura ed è espressione di un'affettività che trova nella felicità di ingerire cibo il legame con i ricordi e il piacere di gustare la vita presente.
Nei racconti di Montalbano la cucina ha un ruolo rilevante, insieme ad Adelina, la vera sacerdotessa del rito e alle altre due figure di oste: Calogero ed Enzo.
Perché ci parla di ricordi, di situazioni, di persone, di affetti.
Nella Giornata Nazionale dedicata a Montalbano da Il Calendario del Cibo italiano prendo ad esempio questo personaggio per spiegare meglio il mio pensiero.
Per Montalbano il legame con il cibo è quasi una dipendenza, un legame viscerale con le sue tradizioni, con la sua terra, con la sua cultura, che supera qualsiasi altra forma di passione. Anche quella amorosa.
La passione per il cibo in Montalbano è un elemento molto forte, il cibo è generatore di amore, è mezzo di unione alla vita, alla terra, alla cultura ed è espressione di un'affettività che trova nella felicità di ingerire cibo il legame con i ricordi e il piacere di gustare la vita presente.
Nei racconti di Montalbano la cucina ha un ruolo rilevante, insieme ad Adelina, la vera sacerdotessa del rito e alle altre due figure di oste: Calogero ed Enzo.
Così vi propongo gli arancini come lampante esempio di quanto detto: per gli arancini niente Livia e... fermi tutti!
Andate a rileggere il piccolo racconto che chiude il romanzo di Camilleri. Qui vi riporto solo il brano con la descrizione/ricetta di questa prelibatezza.
"Adelina ci metteva due jornate sane sane a pripararli. Ne sapeva, a memoria, la ricetta. Il giorno avanti si fa un aggrassato di vitellone e di maiale in parti uguali che deve còciri a foco lentissimo per ore e ore con cipolla, pummadoro, sedano, prezzemolo e basilico. Il giorno appresso si pripara un risotto, quello che chiamano alla milanìsa, (senza zaffirano, pi carità!), lo si versa sopra a una tavola, ci si impastano le ova e lo si fa rifriddàre. Intanto si còcino i pisellini, si fa una besciamella, si riducono a pezzettini 'na poco di fette di salame e si fa tutta una composta con la carne aggrassata, triturata a mano con la mezzaluna (nenti frullatore, pi carità di Dio!). Il suco della carne s'ammisca col risotto. A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s'assistema nel palmo d'una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell'altro riso a formare una bella palla. Ogni palla la si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d'ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s'infilano in una padeddra d'oglio bollente e si fanno friggere fino a quando
pigliano un colore d'oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signiruzzu, si mangiano! "
Cosa dire ... la Sicilia nella sua espressione più classica. A vederli sono proprio come quelli delle friggitorie: meglio di così ... Complimenti!
RispondiEliminaGrazie.😊
EliminaFanno parte anche della tradizione della mia cucina napoletana. Ah, il Regno delle due Sicilie! 😉
La casa in campagna dove ci si trovava insieme con zii, cugini e nonna fa parte anche dei miei ricordi d'infanzia, ed è situata proprio in Sicilia!
RispondiEliminaCerto, oramai la vecchia casa colonica non esiste più, ma nel mio cuore è sempre presente e se chiudo gli occhi ne sento perfino gli odori delle singole stanze.
Queste arancine sono semplicemente perfette: ottima realizzazione, complimenti!
Grazie.😊
EliminaDevo tutto a mia nonna e alle zie... oltre che a mamma.
E non solo in cucina. 👍
Buonissimi questi arancini...non appena avrò un pò di tempo per prepararli come si deve, con la calma e l'attenzione che meritano mi cimenterò anche io :)
RispondiEliminaNon ho indicato le dosi perché la ricetta "di Adelina" va fatta ad occhio. 😊
Elimina..le arancine, ci rappresentano in tutto il mondo, sono uno dei nostri pilastri della cucina tradizionale, mi hai fatto venire una voglia matta, perfetti i tuoi..
RispondiEliminaun abbraccio e grazie per aver lavorato insieme.
Sempre fatte. A Napoli, le facciamo un po' più semplicemente, solo con sugo e mozzarella, oppure bianche. Così sono sontuose. Ah, i siciliani, Sempre esagerati! 😉
EliminaArancini!!! Arancine!!! Chiamiamole come più ci aggrada ma soprattutto gustiamole :-D
RispondiEliminaDa noi si chiamano palle di riso 😁
EliminaMa sono una bontà. E queste di più.
Non si poteva celebrare Montalbano senza gli arancini! A vederli questi così succulenti possono competere con quelli di Adelina. Il Commissario li gradirebbe di sicuro.
RispondiEliminaGrazie.😊
EliminaPurtroppo sono venute un po' asciutte... ma la bontà c'è tutta. E come potrebbe essere altrimenti?
be Gli arancini e poi più! sono il cibo da strada siciliano per eccellenza. Anch'io come Salvo non riesco a rinunciare, ho scoperto un ristorante di cucina siciliana ed ogni tanto vado a deliziare il palato con queste meraviglie! complimenti!
RispondiEliminaHo vissuto un anno a Palermo ed erano una dipendenza: almeno 4 al giorno. Quelli bianchi e quelli con la carne. Che tripudio.!😊
EliminaNon li faccio da troppo tempo. E mi hai fatto ricordare che non li ho ancora sul blog, quindi...
RispondiElimina...quindi bisogna farli. 😊
EliminaArancini...piatto tipico siciliano, che non non ricordo di avere mai provato...devo rimediare assolutamente ed i tuoi sembrano veramente molto buoni!!
RispondiEliminaEh sì. Non sai che ti perdi. 😉
EliminaArancini...piatto tipico siciliano, che non non ricordo di avere mai provato...devo rimediare assolutamente ed i tuoi sembrano veramente molto buoni!!
RispondiEliminaPost poetico e di sostanza, come sa chi con il cibo cucinato ci è cresciuto per davvero e non se lo è appiccicato per moda, tempo dopo. Esattamente come di sostanza è Montalbano e il suo rapporto con la cucina,che non conosce formalismi se non certi rituali come il mangiare in silenzio, che di nuovo sono un tributo di sostanza a quello che c'è nel piatto. E son sicura che anche questi arancini avrebbero ottenuto lo stesso risultato. In silenzio, uno dopo l'altro,una scofanata. Che intanto,poi,c'è la passeggiata al molo...
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