venerdì 24 aprile 2015

Frisella: fresca, furba, fragrante.

Ora che è arrivata la "bella stagione" vi pubblico questa ricetta, che in casa mia è il pranzo da aprile a settembre. Certo, si può proporre come antipasto o come cena, ma vista la velocità di preparazione, per noi donne che lavoriamo, è una grande risorsa proprio per il pranzo, quando in meno di un'ora ci riteroviamo a dover sfamare il marito frettoloso e i figli superaffamati.
Come per tutti i cibi semplici è importantissimo scegliere solo ingredienti freschi, di stagione e di assoluta qualità. Quelli veramente buoni.

Ingredienti:
friselle pugliesi da bagnare in acqua ( 1 e 1/2 a persona)
pomodori datterini
olive nere, capperi grandi sott'aceto
cipolla di Tropea
tonno sott'olio

Tagliate tutto a crudo a pezzetti piccoli e mettete a macerare in una capiente ciotola per creare il condimento. Nulla vieta di aggiungere anche altri ingredienti (sedano, insalata verde, verdure cotte) se la cosa vi ispira.
Condite tutto con ottimo olio evo, origano, basilico e sale.
Bagnate le friselle appena prima di servirle e conditele, generosamente, con le verdure marinate.
Sentirete che bontà. Buon appetito!

Benessere e salute.

B-Well: una magnifica opportunità!














Le Terme Euganee in epoca romana erano conosciute anche come “acquae patavine” le cui qualità 
erano indice di benessere e salute.
A oltre duemila anni di distanza la parola “salso-bromo-iodicaipertermale” definisce scientificamente
quanto i nostri antenati provavano quotidianamente, grazie alla buona consuetudine di recarsi alle terme 
sia per momenti di relax che per discutere di lavoro ed affari.
L’acqua ed i fanghi termali, entrati così nelle consuetudini anche mediche di molti di noi, non possono 
fare tutto da soli e, alla luce di nuove consapevolezze, sapranno divenire un connubio insuperabile grazie 
ad una dieta salubre
Ma spesso il binomio dieta-salute ispira pensieri un po’ malinconici e forieri di piatti incolori ed insapori.
Ecco allora la necessità di rendere ancora più “smart” il detto antico “Mens sana in corpore sano” 
 dove per “mens” si intende un benessere psicofisico più globale, una qualità della vita che ci 
accompagni tutti i giorni, arricchita da molte sfaccettature che lo staff composto dallo Chef Claudio 
Crivellaro, dalla nutrizionista dott.ssa Maria Teresa Nardi e dal cardiologo dott. Gianfranco Buja  
hanno declinato nel progetto “B-Well Menù” ovvero un’intera settimana caratterizzatada proposte 
gastronomiche complete da un punto di vista nutrizionale ed accattivanti per la vista, l’olfatto e il gusto, 
sensi che non dovrebbero mai andare in vacanza quando ci si siede a tavola.
Non si tratterà, quindi, di sostituire un ingrediente, un frutto o un ortaggio, come spesso facciamo quando 
ci coglie il desiderio di modificare la nostra dieta, ma di preferire un menù diverso, una consapevolezza
che  diventerà stile di vita.
Le ricette che declinano il B-Well Menù sono caratterizzate dalle qualità organolettiche delle 
materie prime utilizzate, dall’uso di cereali non raffinati, da frutti che nascondono concentrazioni 
di vitamine impensabili da spezie ed aromi che sapranno impreziosire ogni singolo piatto, frutto 
di un’accurata ricerca non solo dal fondamentale punto di vista nutrizionale e medico ma soprattutto da 
un punto di vista del gusto.
 Perché se “siamo quello che mangiamo” non c’è niente di più bello, e buono, che essere consapevoli di ciò.

E ora una comunicazione di servizio: da oggi fino a domenica 26 sarò presso l'Hotel Bristol Buja.
Da lì, con Instagram e Facebook, vi terrò compagnia con il racconto,  in diretta, di questa magnifica esperienza.

Stay tuned, Gente!

giovedì 23 aprile 2015

Don't worry, B-Well. Abano Terme, Hotel Bristol Buja.

Quante volte siete stati alle Terme?
Non so voi, ma io negli ultimi 10 anni ben 5 volte e ogni volta è stato un vero piacere. 
Ad Abano Terme è la mia seconda volta, ma la prima come food blogger e, quindi, la prima con uno sguardo diverso e con un compito molto preciso : provare il B-Well Menu dell'Hotel Bristol Buja.
Obiettivo: "mangiare bene per vivere bene". 
Infatti per una vita in buona salute è indispensabile mangiare bene. E qui all'Hotel Bristol Buja il benessere passa attraverso l'acqua termale e una sana alimentazione. 
Nel week end del 25 aprile, insieme ad altri bloggers, sarò ospite di questo Hotel per un evento formativo, all'insegna del ben essere e del ben mangiare. Vi racconterò. Non invidiatemi troppo, plesae!

Link utili:

http://www.bristolbuja.it/foto/cucina/BWell-IT.pdf

http://blog.bristolbuja.it/wp-content/uploads/2015/04/Bwell_Comstampa_Programma2

domenica 12 aprile 2015

Arriminati.

Vi scrivo la ricetta della pasta con i broccoli"arriminati" perché, nella sua disarmante semplicità e bontà, questo piatto mi ha conquistato. Avete tempo fino ad aprile per gustarlo, perché poi termina la stagione del cavolo.
Ma tranquilli, con l’autunno potrete ricominciare a prepararlo… Intanto esercitatevi!
Il termine “arriminato”  in siciliano significa mescolato e deriva dall’atto del continuo mescolare  che serve a rendere cremoso questo condimento fatto di  broccoli, morbidi e dolci, dalla cipolla e dall’uva passa, dai pinoli, dallo zafferano che colora e profuma, dalle sarde salate che rendono il piatto forte e gustoso.
La pasta tipica usata in Sicilia è il bucatino, capace di accogliere tutto il condimento dal dolce connubio di sapori, ma io ho usato la pasta corta e il risultato è stato ugualmente entusiasmante..
Ingredienti per 4 persone:
400 gr di pasta, 500 gr di cavolfiore, mezza cipolla, un manciata di uvetta e pinoli, due bustine di zafferano, una o due acciughe sott’olio, olio evo, sale e pepe, pan grattato.
Preparazione:
Far bollire i broccoli precedentemente ben lavati e tagliati a pezzi per 10-15 minuti circa in acqua salata. L’acqua di cottura si usa per cuocere la pasta. Scolare e sminuzzare i broccoli già bolliti.
In un tegame imbiondire in olio evo  la  cipolla tritata e far sciogliere l’acciuga. Aggiungere i broccoli e l’uvetta (messa per un po’ in acqua) ed i pinoli. Aggiungere una tazzina di acqua di cottura nella quale si sarà sciolto  il contenuto di una bustina di zafferano. Mescolare  spesso e se serve aggiungere di tanto in tanto un mestolino di acqua di cottura, fino a quando non si sarà ottenuto un condimento dall’aspetto cremoso (dopo circa 15 minuti). Aggiustare di sale (se necessario), aggiungere pepe e un filo d’olio.
Far cuocere la pasta in acqua in cui si sarà aggiunta l’altra bustina di zafferano, scolare al dente, mescolare con gran parte del condimento, versare in una teglia unta d’olio e spolverata di pan grattato (o coperta  con carta forno), in superficie aggiungere e distribuire il restante condimento, coprire il tutto con del pangrattato precedentemente mescolato nella pentola “sporca di condimento”, aggiungere un filo d’olio e far cuocere in forno per circa venti minuti a 180 gradi.
VINO: un bianco siciliano.

venerdì 10 aprile 2015

Vino. Diversamente inebriante.

Nei tanti incontri che il rutilante Vinitaly ha messo in circolo, alcuni hanno lasciato un segno particolare. Diverso. Anzi, trattandosi di vino, diversamente inebriante.

Poichè di produttori, di vino e di cantine ho già scritto, ora vi voglio dire di una persona che il vino, invece, lo racconta. Giorgio Oppici, un pubblicitario, che da qualche anno con i suoi "short film" ha iniziato a raccontare "le persone del vino", a modo suo. Un modo asciutto e poetico, forte e gentile, appassionato, lontano dalle immagini stereotipate di calici agitati, botti spillate e passeggiate nelle vigne al tramonto.
L’opportunità, per il suo primo lavoro, gliel’ha data Albino Armani, quando gli ha dato carta bianca per raccontare la sua storia e quella della sua gente, tra il Trentino e il Friuli.
Così è nato “Into the Wine", 4 minuti di bellezza e poesia. Da guardare. Merita.

mercoledì 8 aprile 2015

Pasqua: the day after.

Dormire, mangiare, incontrare, riposare, chiacchierare, oziare, passeggiare, bere, degustare, assaggiare...
Azioni coniugate all'infinito, perchè è all'infinito che avremmo voluto farle durare. 
Sono, in ordine sparso, quelle che sicuramente tutti abbiamo fatto in questi tre giorni di vacanze di Pasqua.
Forse non tutte per tutti, ma sicuramente molte per tanti.
L'unica azione, però, fatta con certezza da tutti è stata quella di MANGIARE. 
Ognuno di noi ha coniugato questo verbo in tutti i tempi e in tutti i modi.
Ma sappiamo perchè a Pasqua mangiamo le uova, l'agnello e la colomba?
Perchè sono dei simboli. 
Noi poi, ognuno secondo tradizione e cultura, li cuciniamo in tutte le salse.

Cominciamo dall'uovo. In ogni tradizione si crede che l'uovo sia simbolo di “nascita”, ma anche di resurrezione. D’altra parte in molte civiltà del passato l’uovo era ritenuto all’origine dell’universo. Dalla specifica funzione dell’uovo come generatore di vita nasce il suo simbolismo pasquale: il mistero del passaggio dalla morte alla vita, della resurrezione. Già  nel IV secolo i cristiani si scambiavano le uova benedette come simbolo del Cristo risorto: l’usanza era talmente diffusa che la Domenica di Resurrezione era chiamata “Pasqua dell'Uovo”. E perciò è presente in tanti cibi tradizionali della Pasqua italiana, come  ad esempio nella “Torta Pasqualina” di Genova,  a base di bietole o carciofi e pasta sfoglia; oppure nelle “cuddhure” salentine, dolci di Pasqua confezionati a forma di colomba, cestino, gallo, pupazzi, che hanno al centro un uovo sodo col guscio colorato, fermato da due strisce di pasta incrociate. Anche l'uovo di cioccolato, quindi, racchiude in sé ancestrali e profondi significati fra cui un augurio di rinascita spirituale e una vita piena di dolcezze.
Il dolce a forma di colomba che si mangia alla fine del pasto pasquale, nonostante sia un’invenzione  della moderna industria dolciaria italiana, assume diversi significati così come diversi sono i simbolismi di pace e di fratellanza che la colomba ha avuto nel passato.
Quanto agli  agnelli  tradizionalmente consumati nel  pranzo  pasquale, l’usanza risale alla Pesach o Pasqua  ebraica, quando ne venivano immolati uno per famiglia, come aveva ordinato il Signore a Mosè e Aronne.  Alla Pasqua ebraica si ricollega la Pasqua cristiana, sicché  l’autentico significato, sebbene ormai dimenticato, della pietanza pasquale più tradizionale, non solo in Italia ma in tutto il mondo cristiano,  è palese: simboleggia  il Cristo sacrificato sulla Croce per la salvezza dell’umanità. Dunque mangiando l’agnello la Domenica di Pasqua, con la dovuta fede,  si commemora il sacrificio divino. 
Quando si dice che non di solo pane vive l'uomo...
E adesso un po' di moderazione, please!

sabato 4 aprile 2015

Pasqua. Io, speriamo che me la cavo.

Il detto "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi" vale se sei solo al mondo. O quasi.
Ma se appena appena hai qualche legame, Natale o Pasqua che sia, è sempre con i tuoi.
Bello, eh, ma, come dire... Impegnativo.
Anche se, devo dire, di grande soddisfazione.
                                              
Eh sì, perché tutte le volte che vedi in casa tua una bella tavolata, che sia di amici cari o di familiari, ti prende un moto di orgoglio e di soddisfazione. Tu, solo tu, sai quanto lavoro richiede la gestione positiva delle dinamiche relazionali di un gruppo, la manutenzione dei sottili fili che legano le persone tra loro e non puoi che dirti brava. O bravo. E goderne.
Il cibo poi fa da collante a queste festose riunioni.
E tu cucini. A Pasqua poi, come a Natale, cucini il doppio. Il triplo. Tutto quello che tradizione vuole.
Aggiungete poi che siamo gente che dentro di se custodisce un cuore, oltre che uno stomaco, napoletano e il quadro è completo.
Eh si, perché ogni festa ha la sua tradizione da rispettare. Ovviamente tradizione gastronomica.
E Pasqua non fa eccezione.
Quindi un casatiello non lo vuoi fare? Un paio di pastiere non le vuoi preparare? La pizza rustica te la vuoi far mancare...? E per Pasquetta, la frittata di maccheroni non la fai?
Allora, dopo tre giorni passati in cucina, signori miei chiudo per il pranzo Pasquale e ci risentiamo martedì.
Buona Pasqua a tutti. Felicità.